Chiusura scuole – Danno psicologico ai bambini.

Testo di: Dott. ssa psicologa Giulia Attanasio

Dott. ssa Giuliana Attanasio

Questo periodo di lezioni a distanza, svolte anche la scorsa primavera, durante la chiusura delle scuole, provoca nei bambini, un pesante impatto psicologico.
Da quando sono iniziate le restrizioni, le nuove norme, la mancanza di contatto umano con i compagni e gli insegnanti, l’isolamento hanno esposto i bambini ad un cambiamento radicale. Senza ombra di dubbio è importante ricordare che una quarantena di massa così lunga,
e soprattutto che ha interessato praticamente tutto il mondo, non si era mai vista. Il materiale letterario-scientifico ha dimostrato vari stati psico-patologici: stress post-traumatico, disturbi di adattamento, ansia, sintomi depressivi, perdita di motivazione, senso di affaticamento fisico e cognitivo, sentimenti di autosvalutazione, tristezza, rabbia, paura e colpa, aumento della violenza e dell’aggressività, sospettosità paranoide, suicidio. Per mettere nero su bianco l’effetto che la quarantena, dovuta al CoVid19, le restrizioni,
le regole disumane scolastiche e non hanno realmente avuto su tutti noi, effetti devastanti hanno creato disturbi psicologici, in prevalenza disturbi ansiosi e depressivi.
La dottoressa Giuliana Attanasio spiega che sulla base di ricerche scientifiche scientifiche, il malessere psicologico ha effetti negativi sulla salute fisica poiché indebolisce le difese immunitarie, esponendo la popolazione a rischi maggiori, proprio in un momento in cui la tutela della propria salute generale ed uno stile di vita sano, uniti ad una saggia gestione delle proprie emozioni, sarebbero stati indispensabili per affrontare
con maggiore tranquillità una malattia virale.


Inutile nascondere che purtroppo i vari media, e anche social-media che sappiamo essere “virali” nella diffusione super rapida di notizie ed informazioni, hanno purtroppo continuato a diffondere allarme ed angoscia anche quando si è avuto un ridimensionamento dei ricoveri nei reparti di terapia intensiva o quando si è iniziato a comprendere meglio la malattia e la sua diffusione.
In particolare il presidente della regione Campania ha usato nelle sue dirette termini come: “Non c’è più tempo”, “Siamo di fronte ad una Tragedia”, “I contagi sono più elevati”, “i deceduti sono tanti”, tendono ad incutere uno stato costante di paura nell’individuo e soprattutto a farne le
spese sono i bambini molto più sensibili. È stato evidenziato che i soggetti realmente esposti
a grandi rischi erano anziani o adulti affetti da patologie che indeboliscono il sistema immunitario.
Bambini e adolescenti, che contraggono il virus, manifestano sintomi molto lievi e raramente hanno bisogno di terapie intensive.
Nei bambini e nei ragazzi le forme cliniche sono prevalentemente paucisintomatiche, lievi e/o
moderate. A tal proposito, allora, è giusto rassicurare genitori e famiglie spiegando loro che la vita dei loro
bambini e ragazzi non è così in pericolo come sembrava all’inizio e che, rispettando assiduamente
le regole precauzionali che ci hanno imposto, la situazione riuscirà ad essere sotto controllo.
Grazie al lavoro dei ricercatori e dei medici il CoVid19, infatti, si può curare con successo nella
maggioranza dei casi. Bambini e adolescenti non sono una fascia di popolazione a rischio.
A sostegno di quanto detto appare illuminante lo studio ampio e approfondito condotto in
Gran Bretagna il 27 agosto sul British Medical Journal, che raccoglie i dati su bambini e adolescenti ricoverati in 183 ospedali britannici. Tale studio evidenzia che i bambini e gli adolescenti rappresentano solo l’1% o il 2% dei casi di ricovero per Covid19 e che hanno un minore rischio di
infezione rispetto agli adulti.
Per loro, nella stragrande maggioranza dei casi, questa infezione è blanda o asintomatica, con pochissimi casi di morte (6 sui 151 bambini ricoverati, meno dell’1%, e tutti quanti con gravissime
patologie preesistenti).


Le iniziative del governo sulle restrizioni e le chiusure dovrebbero essere più chiare, spiegare ai
cittadini il perchè si è deciso di chiudere le scuole. L’aumento dei contagi non può essere l’unica
spiegazione, ma affidiamoci alle spiegazioni di professionisti della salute.

Se, però, dal punto di vista prettamente medico i più giovani ne escono “vincitori”, diversa è la
situazione se la si va ad analizzare dal punto di vista psicologico: i danni interiori derivanti dalla quarantena e dall’interruzione improvvisa della routine scolastico sono risultati davvero allarmanti. Dall’indagine dello scorso giugno del Gaslini di Genova sullo stato psicologico dei bambini e degli
adolescenti a 3 settimane di distanza dal lockdown sono emersi alcuni elementi critici riguardanti
il loro stato emotivo, a prescindere dalla condizione psicosociale di partenza. Il Professor Lino Nobili, direttore del reparto di neuropsichiatria infantile del Gaslini, ha riscontrato che nel 65% di bambini di età minore di 6 anni e nel 71% di quelli di età maggiore di 6 anni fino a
18 sono insorte problematiche comportamentali e sintomi di instabilità. Purtroppo, bloccati in casa e separati dai loro coetanei, i bambini hanno dovuto fare i conti con
una realtà molto più grande di loro che li ha senz’altro destabilizzati.
Interessante da analizzare è la differenza tra i vari sistemi adottati nei paesi Europei.
Le scuole, infatti, in molte zone del vecchio continente hanno già aperto le loro porte tra aprile e
maggio; in Svezia le scuola non hanno mai chiuso. E, nonostante ciò, non ci sono stati picchi epidemici o ricoveri in terapia intensiva dopo la
riapertura delle scuole.
Inoltre, un report dell’Agenzia per la Salute Pubblica svedese a metà luglio ha mostrato che tra febbraio e giugno c’erano stati 1124 casi confermati di Covid19 fra i minori in Svezia, circa lo
0,05% dei bambini e degli adolescenti, esattamente la stessa percentuale della Finlandia che aveva adottato invece il lockdown. In compenso, però, gli scolari svedesi avevano una maggiore serenità a livello mentale.
Anche un recente studio pubblicato dal British Medical Journal che esamina i dati provenienti da
diversi paesi, conclude che i bambini hanno minore probabilità di infettarsi rispetto agli adulti, contraendo una passeggera infezione alle vie respiratorie superiori. Tirando le somme, è giusto sostenere al momento attuale che i bambini non sono super diffusori. E a tal proposito, si è propagato l’interrogativo su cosa fosse giusto fare. Non potendo negare l’evidenza mostrata dalle prove scientifiche, è legittimo esporre il dubbio riguardante misure così estreme, imposte anche a coloro che non hanno mezzi per opporsi.
Altro aspetto da portare alla luce è che la maggioranza dei positivi di oggi sono quasi tuttiasintomatici, potenzialmente inoffensivi. Lo stesso immunologo statunitense, il Dott. Anthony Fauci, membro eminente della task force contro il coronavirus, ha dichiarato: “l’unica cosa di cui
storicamente le persone devono rendersi conto è che, anche se c’è una trasmissione asintomatica,
in tutta la storia dei virus respiratori di qualsiasi tipo la trasmissione asintomatica non è mai stata la
causa dei focolai, il responsabile dei focolai è sempre una persona sintomatica, anche se c’è un raro caso di persona asintomatica che potrebbe trasmettere un’epidemia non è determinata dai portatori asintomatici”. A scuola i bambini fermi nei banchi a un metro di distanza, due dal docente, senza mascherina se non si muovono, con mascherina se si avvicinano di pochi centimetri a chiunque altro;
i fazzolettini con i reflussi organici buttati in appositi contenitori, tutto il materiale didattico, ma anche
i giocattoli alla materna, sarà esclusivamente a uso personale, sarà vietato lo scambio anche
temporaneo. Ogni verifica in fogli ogni volta consegnata sarà raccolta con i guanti dal docente che
la dovrà mettere in quarantena per almeno 48 ore prima di correggerla, ogni libro prestato o preso
in biblioteca pure, tutte le superfici continuamente sanificate. È preferibile che ogni docente abbia
un sacchetto proprio per i gessetti della lavagna, le finestre aperte ogni ora anche in caso di pioggia,
l’impianto di riscaldamento continuamente controllato, la ricreazione fatta da seduti in classi se piove, fatta a gruppi a distanza di un metro, vedrà l’alunno ingurgitare velocemente lo snack e rimettersi la mascherina, fermo senza agitarsi e
senza alzare la voce. I bagni sanificati a ogni passaggio. Non si potrà alzare la voce, troppi dropplet, non si potrà cantare, suonare uno strumento,
andrebbe sanificato, usare un pc della scuola per lo stesso motivo.
Non si potranno fare attività di laboratorio, non si potrà lavorare a coppie o a gruppi, la lezione sarà solo frontale, la peggiore per i ragazzi con bisogni educativi speciali, per non parlare degli iperattivi inchiodati ai banchi fino allo sclero. E con i bambini disabili ne vogliamo parlare?
Poi, se sarà istituita la saletta Covid, dove in caso di sintomi sospetti l’alunno sarà portato in attesa
che i genitori vengano a prenderlo mentre il referente Covid avviserà la ASL e cercherà di risalire
alle frequentazioni pregresse. Con l’influenza ti voglio, i sintomi sono uguali. Lo starnuto nel gomito, nel fazzoletto, ma i più piccoli lo ricorderanno?
I maestri non potranno soffiare il naso ai più piccoli, non potranno abbracciare i bambini che
piangono, e i bambini a scuola piangono, anche alle medie. Tutto è distanza, sempre; per le attività motorie svolte senza mascherina le distanze dovranno essere di 2 metri,
ma assolutamente sono banditi sport di squadra, di gruppo e di contatto. segnaletiche, tutto nel più rigido controllo, sanzionato se si rendesse necessario. Ma come si lavora 6/8 ore così? I due preposti alla formazione?
Tutto ciò è disumano, crea scompensi a livello psicologico . L’essere umano ha bisogno di contatto e di amore per crescere.

Non è sbagliato sostenere, alla luce di quanto letto in questo messaggio, che questa non è scuola. Impossibile negare che alcune richieste per i bambini possano risultare quantomeno ambigue e in grande contrapposizione con le norme alle quali sono stati abituati.
Chi ne ricava allora un vantaggio? Loro sicuramente no. Grande è la probabilità allora che questi ragazzi inizieranno ad odiare la scuola.
Per l’OMS è maltrattamento dell’infanzia quello che ha come conseguenza un danno reale
o potenziale alla salute del bambino, alla sua sopravvivenza, sviluppo o dignità, nel contesto di una relazione di responsabilità, fiducia o potere.
Non è giusto privare un bambino di tutto ciò che gli permette una crescita sana e felice, soprattutto nel contesto della scuola, che ha come scopo quello di sviluppare le infinite
potenzialità degli studenti.
Tutto questo è contrario a ogni principio pedagogico, psicologico e umanitario. Se è vero poi che il rischio zero esiste, che senso ha impiegare risorse sanitarie e finanziarie
enormi? Come insegnatoci dall’OMS, la salute è un completo stato di benessere fisico, mentale e sociale:
non è la semplice assenza di malattia. La salute è un diritto, non un obbligo; va protetta nella sua globalità; non c’è salute senza benessere psicologico.
Resta poi un altro punto delicato da esaminare: l’uso prolungato delle mascherine. Esso ostacola sicuramente la comunicazione verbale e non verbale, che rappresenta più del 90% della comunicazione umana, passando in misura consistente attraverso
la mimica facciale. È innegabile che ci possa essere una compromissione di alcune fondamentali competenze emotive o sociali, indispensabili per una normale forma di di relazione. La ridotta capacità di riconoscimento delle espressioni facciali è correlata
a diversi studi riguardanti addirittura la schizofrenia, così come il deficit della mente fino ai disturbi
dello spettro autistico. Magari l’utilizzo della mascherina non porterà a diagnosi così pesanti, ma è indubbio che essa soprattutto in fase di crescita è un fattore limitante per l’aspetto empatico ed emotivo dei bambini, che reputano fondamentale anche un semplice sorriso.
Bloccare un impulso naturale come la socialità, che è connesso alla produzione di ossitocina,
l’ormone dell’amore, può generare, come effetti a breve termine, sentimenti di disperazione,
incertezza, tristezza o insicurezza, disturbi emotivi, disturbi del sonno, irritabilità e agitazione
psicomotoria, sindromi depressive, disturbi d’ansia, e stress; lungo si possono prevedere, sulla base delle ricerche disponibili sull’isolamento sociale, depressione,
diminuzione della competenza empatica, ecc.

Certamente, non ci sorprenderanno possibili incrementi di depressioni e sintomi di instabilità
psichica di varia natura.
Proviamo ad immedesimarsi nei bambini di oggi, soli nel loro banco, senza vedere
in faccia i compagni né le maestre, con la costante ansia che un semplice starnuto
possa costare l’allontanamento dalla classe.Siamo di fronte ad una grande dispersione scolastica,
un abbassamento della motivazione allo studio. Inoltre l’uso dei dispositivi elettronici
potrebbero favorire la dipendenza da internet. Non bisogna stupirsi se i bambini si mostrano
restii nel voler andare a scuola, che non rientrerà nei loro ricordi migliori.

Appare lecito provare a proteggere i più piccoli dal vero pericolo, che per loro non è il virus:
la perdita di un’infanzia normale e di una socialità spontanea, indispensabili per il loro
sviluppo psicofisico.

Tuttavia, in questo clima di incertezze e dubbi c’è un grande insegnamento da trarre:
il ruolo dei genitori assume ancora più importanza. Essi possono fare molto per i loro figli,
incoraggiandoli nei momenti bui e trasmettendo loro sempre positività e buon umore.
Inoltre, possono insegnare loro come proteggere la propria salute con uno stile di vita
più equilibrato e mettere sempre la salute al primo posto rispetto a cose più futili.
In ultimo, possono provare ad insegnare loro ad ascoltare la propria voce interiore,
a non trascurare quelle sensazioni più intime che talvolta i bambini hanno imbarazzo a mostrare.
In un periodo come questo, in cui ci si sente un po’ omologati, è importante saper dare al
bambino una propria identità personale. Sono dell’opinione che presto un’equipe di psicologi
dovrà intervenire attivamente per la riduzione del danno che il nostro governo ha creato
in questo periodo.

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