Davide Buzzi: intervista al cantautore e autore in occasione dell’uscita de “L’estate di Achille”

È disponibile in libreria e negli store digitali “L’estate di Achille”, il nuovo romanzo del cantautore e autore, Davide Buzzi, pubblicato da Morellini Editore.

Abbiamo intervistato per voi l’autore.

Come è nata la tua voglia di scrivere?

Non lo so, è una cosa che è nata da sola. Come ho iniziato a leggere e scrivere, subito ho iniziato a scrivere racconti a penna. Sono sempre stato un tipo pieno di fantasia e non è stato semplice per me essere compreso.
Da adolescente ho poi iniziato a scrivere testi per canzoni e a suonare nelle “band da cantina” e una volta finiti gli studi ho cominciato a collaborare con delle riviste locali, fino a che, un passo alla volta, sono diventato giornalista. Racconti lunghi e romanzi però ho iniziato a scriverli solo da una decina di anni. Prima mi accontentavo di scrittura breve.

Che ingredienti servono per costruire una storia?

Una buona idea, prima di tutto. E poi ci si deve credere.
Quando in testa comincia a girarmi un’idea che mi piace, la lascio decantare per un po’ di tempo. Non scrivo nulla, ma provo a pensare agli eventi che potrebbero concretizzarsi in questa o in quella situazione. Rifletto bene sull’incipit e immagino il finale della storia. A quel punto inizio a scrivere la vicenda, lasciando che tutto il racconto si crei da sé man mano che il lavoro procede. Non faccio schede preparatorie e non scrivo una sinossi. Se l’idea è buona, tutta la storia arriva da sola.

Quando finisci di scrivere un libro chi lo legge per primo?

Ci sono alcuni amici che leggono i miei lavori man mano che questi prendono forma.  Ma non sono sempre le medesime persone a leggermi. Dipende molto dal genere di racconto che ho realizzato. Per esempio: la prima lettrice de “L’estate di Achille”, una volta completato, è stata mia mamma. Non è stato il caso invece per “Memoriale di un anomalo omicida seriale”; mia madre è convinta tuttora che io sia sempre un bravo ragazzo, avesse letto quel romanzo la sua illusione si sarebbe sciolta come neve al sole.

Ci parli del tuo romanzo dal titolo “L’estate di Achille”. Qual è l’idea che ti ha portato a scrivere questa storia?

“L’estate di Achille” è un romanzo di genere spoof, come lo era anche il mio lavoro precedente, “Antonio Scalonesi – Memoriale di un anomalo omicida seriale”, seppure totalmente diverso nel genere. Il memoriale di Scalonesi era un thriller noir, mentre “L’estate di Achille” è la storia parzialmente autobiografica di un cantante di strada, un barbone che vive sotto il ponte del Corvetto a Milano.

In questa narrazione, malgrado non manchi certo il mistero, non sono raccontati fatti cruenti. Attraverso il racconto della vita di questo personaggio voglio anche raccontare uno spaccato della musica italiana, lungo un percorso che va 1968 al 1974, toccando a volte aspetti meno conosciuti al pubblico e per questo molto interessanti. Seppure si tratti di una storia completamente inventata, i nomi di alcuni personaggi e le loro attività all’epoca dei fatti raccontati sono reali.

L’idea per “L’estate di Achille” è nata da una spinta trasmessami da mio cugino Michel una sera a cena, quando mi racconto la storia di un cantautore francofono che verso la metà degli anni 70 aveva firmato un contratto per la realizzazione di un album con una grossa casa discografica francese. Il fatto è che quell’artista sperperò tutti i soldi in donne, alcol e gioco e così il disco per il quale era stato ingaggiato non fu mai realizzato. Anzi, solo una fuga precipitosa e nottetempo dalla capitale francese lo salvò dai creditori che, infuriati, erano sulle sue tracce.
Era davvero una gran bella storia e così mi sono messo all’opera. Ho spostato il fulcro della narrazione a Milano, ho romanzato il tutto e in otto mesi ho buttato giù l’intero racconto.

Cosa vuoi trasmettere ai lettori con il tuo nuovo romanzo?

Ogni libro nasconde fra le proprie pagine molti messaggi subliminali, a volte addirittura sconosciuti all’autore stesso. In realtà non è mia intenzione trasmettere per forza qualcosa di preciso. Quello che io desidero è che il lettore arrivi innanzitutto ad appassionarsi alla mia storia e a divertirsi. Ogni cosa in più che potrà raccogliere è un valore aggiunto, ma non per forza questo deve accadere.

Stai lavorando su dei nuovi progetti in questo momento?

Ho appena terminato di scrivere un romanzo vagamente distopico, ambientato durante il primo lockdown dovuto al Covid. Spero di riuscire a pubblicarlo presto. Al momento invece sono impegnato nella stesura di un romanzo per ragazzi, ma si tratta di un lavoro assai difficile da realizzare. In effetti il linguaggio da utilizzare per arrivare ai più giovani è molto diverso rispetto a quello indirizzato agli adulti.
E poi devo anche portare a termine il terzo album de “La Trilogia”, dove musica e scrittura si fondono in un unico “romanzo” lungo più di trent’anni.

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