Il turismo in Italia tra sold out e concessioni demaniali in pericolo: intervista a Casare Foà

 Il rigetto della Corte di Giustizia dell’EU al ricorso dell’Italia in materia di concessioni demaniali marittime e la mancanza di personale specializzato sono due problematiche che attualmente gravano nel comparto “turismo”, che tuttavia vive una stagione d’oro per l’altissima presenza di stranieri in vacanza sul territorio. Ne parliamo con Cesare Foà , Presidente AdVUnite e AIDIT Federturismo Campania.

Presidente cosa ne pensa  di questa nuovissima situazione del nostro segmento d’impresa balneare che vede respinto il ricorso del Governo Meloni dalla Corte di Giustizia di E.U, in materia di concessioni demaniali marittime? 

Per tanti anni non si è provveduto a fare richiesta di adeguamento delle tariffe per  quanto riguarda le concessioni demaniali marittime e, durante questo periodo, molti proprietari di stabilimenti balneari hanno costruito e fatto degli investimenti che adesso vorrebbero vedersi riconosciuti come fonte di guadagno. Il fatto però  che gli esercenti  abbiano agito in tal senso in maniera autonoma senza avere l’autorizzazione dovuta  è  contro la normativa europea secondo cui le gare per ottenere la concessione demaniale  andrebbero fatte pubbliche ed, una volta ottenuta,  deve avere validità massima di  cinque anni”.

Quindi cosa accadrà ai titolari degli stabilimenti balneari?

Dovranno fare una gara per ottenere la concessione di quel pezzo di demanio territoriale dove esercitano l’attività, sulla base del principio che non  può mai essere riconosciuto un diritto di proprietà privata a chicchessia su un bene che sostanzialmente appartiene allo Stato”. 

Presidente, che stagione vive attualmente il turismo in Italia?

“Dopo la pandemia, tutti gli operatori del settore hanno ripreso a lavorare moltissimo; pensi che  abbiamo superato i numeri del 2019 e la nostra città, Napoli , è sold out fino alla fine di giugno; purtroppo però ora si sta operando in un clima molto più complesso di quello precedente”.

In che senso?

Si sono moltiplicate le aspettative dei consumatori che pretendono  servizi turistici di altissimo profilo, soprattutto quelli attinenti alle strutture ricettive, ed è notevolmente aumentata la richiesta da parte dei viaggiatori di dettagliate informazioni con relative documentazioni in ambito sanitario. Inoltre, noi della Campania abbiamo grandi problemi per il traffico aereo. L’aereoporto di Capodichino è quasi saturo, la viabilità di quella zona è molto complessa e le compagnie aeree low coast  la fanno da padrone, spesso arrecando gravi disagi agli stessi viaggiatori. Per un altro verso, un dato positivo, che possiamo riscontrare noi titolari di agenzie di viaggio, è  che è molto aumentata la domanda dei viaggiatori di acquisto di una copertura assicurativa sanitaria, specialmente da parte di coloro che vanno all’estero”. 

In questo periodo nelle agenzie di viaggio italiane  c’è un maggiore flusso di turismo out-going?

Sì, il turismo in uscita è notevolmente in crescita e questo lo si deve ai prezzi italiani che sono lievitati a dismisura; all’estero ci sono strutture ricettive  che costano di meno e offrono servizi spesso anche migliori dei nostri”.

Lei rileva un aumento dei prezzi  in Italia anche per i servizi collaterali del segmento “accomodation”, quali ristorazione, transfer, etc.?

Esattamente;  il lievitare dei prezzi nel nostro comparto è generale e sembra che dipenda da un aumento del costo del petrolio, una diceria non  giustificabile in quanto il petrolio resta sempre quotato cento dollari anche se nel frattempo la benzina è aumentata. Nella nostra regione , in particolare, il forte incremento del flusso turistico incoming ha fatto sì che ci fosse un aumento dei prezzi quasi del  doppio anche nel food; basti pensare ad un piatto “povero”, come la pasta e patate, che da un costo di vendita di 6 euro nel centro storico di Napoli  è passato ad avere un prezzo di 10 euro!”.

Una piaga notevole del vostro settore è attualmente la mancanza di personale specializzato…

“Sì, e stiamo denunciando questa problematica già da un  anno e mezzo! Durante la pandemia gli imprenditori turistici, dagli albergatori ai ristoratori, ai titolari di servizi di transfer, alle agenzie di viaggio, hanno licenziato in massa il loro personale ed oggi versano in gravi difficoltà perché  i giovani non vogliono dedicarsi a questa attività ritenendola troppo stressante, probabilmente anche perché non c’è una corrispettività  adeguata tra la retribuzione economica e l’impegno lavorativo che viene richiesto. Da rilevare, inoltre, in questo momento storico,  una carenza di professionalità per molti lavoratori che accedono al nostro settore; manca una formazione tecnico – culturale ad hoc che fornisca le idonee competenze a chi intende lavorare nel turismo. In Campania, ad esempio, noi imprenditori turistici  abbiamo fatto una richiesta a tutti gli Istituti professionali per il turismo  ed agli istituti professionali  alberghieri di fornirci i nominativi di tutti gli alunni maturandi interessati a svolgere attività di tirocinio presso le nostre aziende e non abbiamo avuto nessuna risposta; al contrario, ci dovrebbe essere una forte sinergia tra agenzie di viaggi e scuola”.

Un altro grave problema di oggi nel suo settore è l’abusivismo…

“Sì, attualmente non c’è una precisa regolamentazione per molte persone che operano nel turismo e questo comporta una certa confusione.  Basti pensare, per esempio, al B&B: si tratta di un’impresa vera e propria o è un’attività a sostegno del reddito familiare come dice la legge? La nuova proposta di legge prevede di dotare una sorta di bollino di qualità ai “Bed and Breakfast”, pertanto tutti quelli che non lo otterranno saranno considerati abusivi”.

Presidente, cosa si augura per il turismo italiano?

“Che finalmente ci sia un’opinione diffusa e consolidata che in Italia il turismo  rappresenta se non la prima, una delle più importanti fonti di ricchezza e che come tale  venga tutelato e giustamente potenziato con tutti gli strumenti, normativi e non”.

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