Intervista: a tu per tu con Uganda

Oggi incontriamo Uganda, un progetto cantautorale formato da una band di amici, musicisti professionisti e amatoriali che insieme propongono un repertorio originale dalle sonorità indie-pop/rock. Il gruppo è composto da Matteo Ugazio (voce), Pierpaolo Palazzo (basso), Eliana Cruz (tastiere), Francesco Vincini (chitarra), Francesco Migliorini (batteria).

La nostra intervista

Iniziamo conoscendovi meglio, come e quando è iniziata la vostra passione per la musica?

Abbiamo iniziato da piccoli, io, Pier, Eli e Vincio suoniamo fin da quando eravamo dei bambini e senza dubbio siamo stati influenzati dalle nostre famiglie che amano la musica e che ci hanno incentivato a percorrere questa strada.

Tutti noi abbiamo fatto l’esperienza del conservatorio, ovviamente suonando strumenti diversi da quelli che suoniamo oggi. Poi ognuno di noi ha preso strade diverse, ma alla fine ci siamo incontrati e oggi stiamo condividendo questa esperienza.

Com’è nato il testo del vostro nuovo singolo? Qual è la sua storia?

Uganda è un progetto cantautorale… il testo nasce da una discussione che avevo fatto con degli amici a tavola.

Si parlava del potere della scelta dell’individuo, spesso pensiamo di essere artefici del nostro destino ma non teniamo conto della condizione che ci è data. “Maestro di vita” è un personaggio presuntuoso che pensa di avere tutte le risposte e che calcola meticolosamente le proprie azioni col fine di raggiungere il proprio obbiettivo, ma l’imprevisto è dietro l’angolo e la sua barchetta in mezzo al mare potrebbe non essere un posto così sicuro.

Cosa ne pensate del panorama musicale italiano odierno?

 Dal punto di vista artistico sono uscite cose interessanti e rimanendo nel campo del cantautorato: Brunori e Lucio Corsi hanno pubblicato dischi sinceri e originali. Guardando al panorama più rock i Post Nebbia con “Entropia Padrepio” hanno affrontato il misticismo in un modo che mi ha rapito. Mi preoccupa molto di più il mondo dell’editoria e il riconoscimento dei diritti. Fare musica è sempre più difficile a causa della giungla delle piattaforme digitali e sul fronte concerti è ancora peggio, ci sono pochi posti per suonare e chi organizza deve far fronte a troppe spese e poche agevolazioni. Non mi dilungo poi sulla totale mancanza di riguardo nei confronti dei lavoratori dello spettacolo in generale….

Quali emozioni provate quando cantate?

 Quando canto rivivo i momenti che mi hanno portato a scrivere quelle parole; devo cercare di tenere un giusto distacco per non emozionarmi troppo o addirittura vergognarmi un po’.

I vostri progetti futuri? Qualche anticipazione?

 Dobbiamo pensare alla promozione al merchandising e trovare concerti per farci conoscere. Ci sono in cantiere nuove composizioni da arrangiare…. tanto lavoro!

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