La Santa Piccola: nel rione tra sacro e profano

La Santa Piccola è il lungometraggio d’esordio di Silvia Brunelli, presentato a Venezia 78, nella sezione Biennale College Cinema dedicata alla formazione dei giovani nei settori artistici. Il film, basato sull’omonimo romanzo di Vincenzo Restivo, è stato prodotto da Rain Dogs Film con la collaborazione, per la sceneggiatura, di Francesca Scanu.

La storia, ambientata nel Rione Sanità di Napoli, racconta la vita precaria e piena di difficoltà della famiglia Esposito. Perla (Pina Di Gennaro), la madre della piccola Annaluce (Sophia Guastaferro) e di Lino (Francesco Pellegrino), è una donna sofferente e immobile nella sua depressione. Suo figlio, dal canto suo, cerca in tutti i modi di attivarsi e di rendersi utile per la sua famiglia, portando a casa il denaro che riesce a guadagnare con qualche piccola consegna a domicilio, nella speranza di non far capire alla sorellina la loro reale situazione economica. Nel tempo libero, il ragazzo gioca a calcetto e trascorre le serate in discoteca assieme all’amico fraterno – che forse prova qualche sentimento in più – Mario (Vincenzo Antonucci), cercando di evadere dalla vita precaria in cui è immerso ogni giorno. 

Tutto sembra cambiare quando all’improvviso, durante una processione, Annaluce riesce a far tornare in vita una piccola colomba solo accarezzandola. Da quel momento in avanti, la casa degli Esposito diventa per tutto il rione luogo di culto della bambina. Tale sentimento popolare di adorazione aumenta a dismisura quando, qualche tempo dopo, la piccola Annaluce riesce a salvare la madre da una fuga di gas all’interno dell’abitazione.

L’intero film è basato sul dualismo tra sacro e profano e sul disperato bisogno del popolo di trovare una luce, una speranza che conforti la propria esistenza. Il contrasto toccante tra gli impulsi più crudi dell’esistenza e la speranza eterea della salvezza porta ad un finale inaspettato, a tratti inquietante ma comunque coraggioso. Gli sguardi, le parole non dette, la sensualità e la nudità dei corpi sono al centro della quotidianità. La Santa Piccola è un Call Me by Your Name di Guadagnino che incontra La Grande Bellezza di Sorrentino e che riesce a regalare emozioni grazie alle doti della regista e all’irrequietezza degli attori. 

I temi trattati sono sensibili, toccanti e mai banali; il ritmo della storia è dinamico, serrato e capace di mantenere lo spettatore in una tensione costante, pronto ad osservare sviluppi inaspettati.Un film che ha delle qualità nascoste e una sceneggiatura che, nel suo anticonformismo, lascia pensare ad un promettente futuro per l’esordiente regista.  

Regia di Silvia Brunelli, dal libro omonimo di Vincenzo Restivo.

SceneggiaturaSilvia Brunelli e Francesca Scanu; 

Fotografia: Sammy Paravan; 

Scenografia: Antonella di Martino (con Caterina Pepe);

CostumiFrancesca Del Monaco;

MusicheEmiliano Rubbi; 

SuonoNicola Celia (con Federico Tummolo);

Trucco: Marika Marino e Giovanni Villani;

MontaggioLuna Gualano, Silvia Brunelli;

Interpreti: Francesco Pellegrino (Lino), Vincenzo Antonucci (Mario), Sophia Guastaferro (Annaluce), Pina Di Gennaro (Perla, la madre), Gianfelice Imparato (Don Gennaro), Alessandra Mantice (Assia), Sara Ricci, Luigi Chiocca (un vicino di casa), Carlo Geltrude (il padrone di casa); produzione: Valentina Quarantini e Francesca Scanu per Rain Dogs; distribuzione: Minerva Pictures (internazionale), Emera Film (Italia); origine: Italia -2021; durata: 98′.

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