Una recente indagine condotta su un campione di cittadini italiani dal Centro per lo Sviluppo Sostenibile (CSS) e l’Università IULM di Milano, ha evidenziato che più del 47% degli intervistati è favorevole alla liberalizzazione degli insetti per uso alimentare e che il 28% proverebbe a mangiarli. Dalle risposte ottenute, se si volesse tracciare un identikit “dell’italiano pro-insetti”, si otterrebbe una persona amante dei cibi etnici e dei viaggi, e rispettosa dell’ambiente.
Il sondaggio ha portato alla luce anche un altro importante aspetto: una grande disinformazione da parte degli italiani in tema di insetti. “Sono pochi gli italiani a sapere che ogni anno in media il consumo inconsapevole di insetti si aggira sui 500 gr. Questi animali sono dei contaminanti alimentari comuni e la legge italiana ne tollera una piccola percentuale” spiega Rosantonietta Scramaglia, docente Università IULM e membro Comitato Scientifico CSS. “Ad esempio, un bicchiere di aranciata può contenere fino a 5 moscerini e una barretta di cioccolato fino a 8 parti di insetti; nell’insalata, nelle marmellate, nei succhi di frutta, nelle passate di pomodoro e nelle farine sono in genere presenti parti di insetti, e il colorante alimentare rosso E120 è estratto dalla cocciniglia”.
Secondo il ricercatore Giovanni Sogari dell’Università di Parma “l’interesse ad assaggiare gli insetti da parte degli italiani sembra dipendere in particolare da due emozioni contrastanti: la curiosità e il disgusto, e sono notevolmente influenzati dalle opinioni di familiari e amici”.
Perché mangiare insetti?
La crescita della popolazione mondiale e del consumo di carne, e il conseguente impatto negativo degli allevamenti sull’ambiente per consumo di acqua, territorio ed emissione di gas serra, hanno portato la FAO ad interessarsi agli insetti come fonte sostenibile di proteine di origine animale per la nutrizione dell’uomo. L’allevamento degli insetti ha un basso impatto sull’ambiente per produzione di CO2 e utilizzo di terra e acqua, anche se alcune specie sono meno sostenibili richiedendo un alto dispendio energetico per mantenere una temperatura di crescita ottimale.2 Accanto a questo, in alcuni paesi extra-europei, si sta verificando “un’occidentalizzazione dello stile alimentare con conseguente perdita delle tradizioni culinarie locali ed incremento del consumo di carne rossa. Il consumo di insetti tende a diminuire e i prezzi aumentano diventando un fenomeno di nicchia accessibile solo alla popolazione più ricca” osserva Daniela Erba, ricercatrice del Dipartimento di Scienze per gli Alimenti, la Nutrizione e l’Ambiente (DeFENS) dell’Università degli Studi di Milano.
E’ sicuro?
Secondo l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) consumare specie di insetti ritenute sicure per la salute umana e provenienti da allevamenti autorizzati che rispettino quanto previsto dalla nuova normativa 2283/2015 sui novel food, entrata in vigore dal 1° gennaio 2018, risulta sicuro quanto bere un bicchiere di latte, mangiare una bistecca o farsi un’insalata. Come per l’allevamento di bovini, pesci e pollame, ogni fase è soggetta a controlli e obblighi che riguardano: la specie di insetto e il tipo di terreno utilizzati; lo stato di salute dell’insetto e l’indagine chimica ed igienico-microbiologica dell’allevamento; l’adeguatezza degli impianti di trasformazione e stoccaggio e delle procedure di etichettatura e di immissione in commercio. La vendita di insetti sarà possibile solo dopo presentazione di un approfondito dossier contenente studi scientifici affidabili che dimostrino la loro sicurezza e autorizzazione da parte di EFSA e dei Paesi Membri dell’Unione europea3,4.
Gli insetti attualemente autorizzati per il consumo sono:
- Grillo domestico (Acheta domesticus)
- Grillo dalle ali corte (Gryllodes sigillatus)
- Tarma minore della cera (Achroia grisella)
- Tarma maggiore della cera (Galleria mellonella)
- Tenebrione (Alphitobius diaperinus)
- Baco da seta (Bombyx mori)
- Locusta migratoria (Locusta migratoria migratorioides)
- Locusta del deserto americano (Schistocerca americana gregaria)
- Larva della farina (Tenebrio molitor)
- Verme gigante della farina (Zophobas atratus)
Uno studio pubblicato su Comprehensive Reviews in Food Science and Food Safety fa un quadro dettagliato sulla sicurezza alimentare del consumo di insetti. I ricercatori sottolineano come il rispetto della normativa renda il consumo di insetti sicuro come quello di altri alimenti, ma pongono l’attenzione sulla comparsa di allergie: gli insetti, infatti, presentano una struttura simile a quella dei crostacei e contengono tropomiosina e chitina, sostanze che, in persone sensibili, potrebbero causare reazioni allergiche e shock anafilattico.5
Fonte di nutrienti
Il consumo di insetti da parte dell’uomo risale alla preistoria, ma oggi, in particolare nei paesi industrializzati, gli unici alimenti derivanti da essi che vengono consumati sono miele e pappa reale. Gli studi mostrano come gli insetti possiedano un buon profilo nutrizionale, fornendo proteine e tutti gli aminoacidi essenziali, ferro, zinco, e acidi grassi insaturi e polinsaturi (PUFA) della serie omega-3 e omega-6. Inoltre, cavallette e grilli sono fonte di vitamina B12, mentre il baco da seta di vitamina A. Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha riconosciuto gli aspetti nutrizionali positivi degli insetti.
“L’Italia è da anni in prima linea per l’introduzione nella nostra dieta di insetti commestibili allevati in modo sostenibile – racconta Andrea Mascaretti, presidente del CSS – Il progetto Edible Insects avviato dal nostro centro ha l’obiettivo di informare gli italiani su questa nuova fonte di proteine sottolineando che non si vuole cancellare le proprie tradizioni culinarie, ma dare alternative sostenibili che possano avere un impatto positivo sull’ambiente e rispondere all’aumento della richiesta alimentare. I dati raccolti mostrano che gli italiani sono interessati a questi nuovi alimenti vedendoli come una nuova opportunità per l’agricoltura e l’imprenditoria. Molti cuochi stanno sperimentando una cucina a base di insetti e non manca lo sviluppo di start up”.
Sulla rivista scientifica Food Quality and Preference è stata pubblicata un’indagine che mette a confronto la disponibilità a mangiare insetti da parte di un campione di adulti tedeschi e di uno di adulti cinesi. Dalla ricerca è emerso che i tedeschi sono maggiormente disposti a consumare insetti trasformati, cioè inseriti sotto forma di farine in prodotti alimentari comuni come pasta o barrette, ritenendo gli insetti un alimento primitivo, disgustante ed esotico, mentre i cinesi considerano il loro consumo familiare e parte integrante della propria cultura.6 Mentre da un sondaggio sulla popolazione belga, dopo somministrazione di 8 preparazioni differenti a base di insetti, è emerso come i prodotti contenente cioccolato siano i più graditi dalla popolazione.
Un circolo virtuoso
Allevare insetti, oltre a garantirne il controllo del prodotto alimentare, consente di conservare la biodiversità degli ecosistemi, permettendo di riutilizzare in un processo virtuoso, rifiuti organici alimentari, in particolare frutta e verdura, per ricavare terreni adatti all’allevamento di questi animali. In molte città italiane è prevista la raccolta dell’umido che comprende il recupero degli scarti organici: se ben fatta, potrebbe risultare un possibile materiale di partenza per la creazione di substrati ad hoc per la crescita di alcune specie di insetti. Gli studi hanno evidenziato come questi animali si adattino facilmente a diversi substrati e sono in grado di ridurre del 60% il rifiuto organico con un ulteriore impatto positivo sull’ambiente. Da un recente lavoro dei ricercatori del DeFENS, pubblicato su Environmental Entomology, emerge che un substrato di allevamento a base di frutta porta a larve con un livello di grassi saturi più elevato; uno contenente verdura ad insetti con un profilo di acidi grassi essenziali omega-3 maggiore, mentre larve alimentate con un mix tra frutta e ortaggi, presentano un più alto contenuto di acidi grassi omega-6, proteine e ferro.
Da uno scarto si potrà ottenere un prodotto con un alto profilo alimentare, anche per l’alimentazione degli animali, con effetto positivo sull’ambiente. Infatti, la riduzione del numero di terreni coltivati per la produzione di mangimi e della necessità di trovare spazi nuovi per l’allevamento, porterà a una diminuzione del consumo di acqua e dell’emissione di gas serra; mentre i terreni destinati alla coltura di vegetali per l’alimentazione animale potranno essere riutilizzati come boschi, aree verdi, o campi agricoli per il consumo umano.