Matteo Cambi, ex Guru, accende una Valvola nel firmamento della moda giovane…

A 22 anni era già un imprenditore di successo. Alla fine degli anni Novanta registra il marchio “Guru”. Grazie a tanti personaggi dello sport e dello spettacolo, il brand diventa famosissimo. Il marchio ha un successo davvero notevole oltre 3 milioni di t-shirt, polo, felpe vendute nel mondo. Nel 2003 l’arresto, bancarotta fraudolenta, il crollo finanziario e il marchio “Guru” venduto agli indiani per 33 milioni di euro. Anni di conteggi e carte bollate. Nel 2008 dichiara ai giudici di consumare otto grammi di cocaina e due bottiglie di superalcolici al giorno per cinque anni. In questi anni Matteo Cambi è rinato, ha ritrovato il sorriso e la creatività che lo ha sempre contraddistinto. Ha creato “Valvola Fashion” un brand molto giovanile. L’imprenditore ci rilascia questa splendida intervista, dove parla liberamente e senza censure.

T shirt Valvola Fashion

Nuovo brand “Valvola Fashion”, nuova vita? <<Beh, quando si parla di “nuova vita” nell’immaginario collettivo si percepisce il cambio pagina, il chiudere i ponti con qualcosa e aprirli al nuovo. Preferisco sempre parlare di evoluzione. Sicuramente con Guru ho avuto possibilità di vivere un tipo di vita piena di successo e gratificazione, ma anche di lusso ed eccessi, condizioni che oggi non solo non mi interessano più, ma che posso dire di aver vissuto con tutto il peso che questo ha generato nell’epilogo della mia vecchia storia professionale e della mia persona, fisicamente e mentalmente. E quando tutto passa ti accorgi che le competenze restano, il talento resta, il campo di gioco è lo stesso, e la mia passione al gusto del bello e del mondo del tessile non potrà mai sparire. Valvola in questo è sicuramente lo stimolo giusto, arrivato nel momento giusto, con le persone giuste. Nuova vita? La chiamerei più una nuova storia. Una bella storia>>.

Cappellini, Felpe e T shirt Valvola Fashion
Matteo Cambi Valvola Fashion

Parliamo di “Valvola Fashion” una nuova avventura imprenditoriale… <<Si, come tutte le cose di valore, anche questo rapporto è nato in maniera autentica, dove prima ho conosciuto persone, poi il progetto, poi le idee, e solo infine il prodotto. Ho ben chiaro che oggi è impossibile immaginare di costruire qualcosa di valore senza un team di valore. Per cui questa forse è l’avventura più bella che potessi chiedere di vivere, l’incontro con persone che posso dire di essere diventate fondamentali. Sfidare i tempi per lanciare un nuovo brand è un’impresa, per cui per quello che posso faccio la mia parte, e mi riconosco in questo marchio, che esprime al meglio ciò che per me è importante>>.

Oggi, da dove riparte Matteo Cambi? <<Non ho dubbi. Riparto dalla consapevolezza. Ho la fortuna di essere ancora giovane e aver già vissuto una carriera importantissima, piena di successi e di grandi fatiche. Ho conosciuto tutte le fasi, che ricordo con grande chiarezza. Ho sempre avuto il fiuto di cogliere le situazioni, ma ora per fare un parallellismo nel mondo della moda, mi sembra di vedere le cose che accadono “una stagione prima”, e questo talento si è affinato con il tempo. Oltre a questo sicuramente il patrimonio di conoscenza e di conoscenze, chiaramente epurate da quelle non costruttive>>.

Eri il più giovane e ricco imprenditore italiano…il marchio Guru Spaccava.. 100 milioni di fatturato e poi l’eclisse? << Esattamente. Eclisse rende l’idea, l’idea di essere una luce completamente coperta da qualcosa che ne provoca il buio totale. Così mi sentivo. Fino l’attimo prima in piena luce, e poi nel buio totale. Sono momenti durissimi, che ognuno nelle proprie vite è chiamato ad affrontare, per fare i conti con le proprie responsabilità, ma devo dirti che non ho mai avuto dubbi, ed infatti oggi è proprio da quel buio che posso dire di aver radicato mia forza interiore, il mio nuovo equilibrio. Quando vieni scosso con questa violenza, e la vita ti si presenta improvvisamente e sfacciatamente reale e dura, hai solo 2 vie, guardarti allo specchio o decidere di fuggire per sempre da te stesso. Ed io ho capito bene il pericolo di questo divario, ed infatti eccomi qui>>.

Hai dichiarato che spendevi 200mila euro al giorno di cocaina… <<Si, di questo e di altri eccessi ho deciso di raccontare la mia storia nel mio libro “Margherita di Spine”, scritto con l’amico Gabriele Parpiglia edito da Mondadori. Molti si stupiscono di certi valori, ma è tutto proporzionale, e se non hai la maturità giusta per affrontare certe dinamiche, e soprattutto l’età giusta, restano solo numeri vuoti. Pochi, molti, per ragioni molto differenti paradossalmente sia ieri che oggi non mi hanno mai fatto alcun effetto, sono solo numeri vuoti. Una volta erano spese che ritenevo quasi essere necessarie, per cui facevano parte di uno status, di una comunicazione, un compromesso del gioco delle parti che ero chiamato a vivere, ma ero troppo giovane per accorgermene. Quando tutto brilla così forte, poi diventa difficile pensare che possa esserci un’ombra così nera ad attenderti>>.

Amicizie rilevanti, serate nei locali più importanti, la Formula1. Quando hai fallito è sparito tutto… 

<<Si, è così. Anche questa una grande lezione, che ho deciso di raccontare nel mio libro nei dettagli. Ma è molto più semplice di quanto si creda. Sono semplicemente spariti tutti. Sostanzialmente mi sono accorto che il meccanismo funzionava in maniera che potrei definire auto-alimentata (da me). Dopo il percorso di riabilitazione che ho dovuto affrontare mi sono accorto che mole amicizie erano basate su condizioni che non avevano nulla a che fare con i valori, ma erano poggiate su rapporti materiali e futili. Per cui c’è stata una grande pulizia di persone intorno a me>>.

Per ciò che riguarda la tua partecipazione all’Isola dei famosi è stata accettata per rilanciare la tua immagine? <<Si, per me era un’opportunità di lavoro, quando mi dicono se ho partecipato per fama, rispondo che ho partecipato per fame. La fame metaforica del voler riemergere, di riuscirci di nuovo, e la fame reale del voler lavorare, e voler ricreare le condizioni di contatto con un mondo a cui mi sentivo di poter ancora dare tanto. Non avrei mai creduto di mollare, ma li ho capito che il mio corpo e la mia anima non potevano sopportare altre sofferenze, ne fisiche, ne mentali. Il mio corpo era ancora provato da tutto il decorso, e a differenza di anni prima, in cui mai avrei mollato, ho imparato a dire basta, e rispettare i miei limiti, i miei confini, rispettare me stesso. Molti vedono la mia uscita come un fallimento, quella invece è stata la mia prova di forza interiore, del mio nuovo equilibrio. Rinunciare è stato molto più difficile che restare, anche perché sapevo consapevolmente di aver contestualmente rinunciato a tutti i benifit da contratto>>.

Napoli – Lungomare Caracciolo – Matteo Cambi con Luis Rodriguez proprio a Napoli.

Chi è stato il tuo miglior amico e chi il peggior nemico della tua burrascosa vicenda… <<Anche qui non ho dubbi. Sono stato io il mio miglior amico ed il peggior nemico di me stesso. Non ho meriti da distribuire così come non ho colpe da imputare. Sicuramente posso dire che si sono stretti a me amici veri, quelli che magari avevo trascurato durante la mia ascesa, ma in primis la mia famiglia che non ha mai messo in discussione la mia pasta umana, ma giustamente i miei comportamenti. Nemici pochi, direi proprio nessuno. Una volta che mi sono accorto della pochezza di chi mi stava attorno come un parassita, era già sparito da tempo.bMa va bene così>>.

Come vedi le aziende italiane nel settore dell’abbigliamento? Zara, Chanel e tanti altri colossi accusano crisi nera… <<Il momento è veramente di crisi, ma come ormai abbiamo ben compreso crisi non ha solo un’accezione negativa. Siamo chiamati a trovare soluzioni nuove, anche in registri che ancora non riusciamo bene a comprendere. Ci sono grandi brand che stanno scalando proprio in questo momento nuovi obiettivi, e altri che erano nelle bocche di tutti qualche anno fa, che oggi non ci ricordiamo neanche più che esistevano. Questo è il nuovo campo di gioco della moda, nei diversi scenari che questo mondo impone, ma dobbiamo imparare anche qui a renderci più flessibili, più veloci, più innovativi. Spesso ho visto confondere l’innovazione con l’invenzione di qualcosa di nuovo che tampona un’esigenza senza risolvere nulla. Ci vuole un cambio culturale del settore, per cambiare passo e prenderci un po’ meno sul serio, per un ambiente che trasuda creatività ma è troppo spesso ingessata nelle sue stesse regole>>

Carlo Ferrajuolo

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