Napoli pietra e lava

di Valentina Capuano

Dopo “L’Uovo di Virgilio” il giornalista Vittorio del tufo e il fotografo Sergio Siano propongono un altro appassionate viaggio tra i miti e le leggende di Napoli, raccogliendo in un prezioso volume le storie più avvincenti e misteriose della città tratte dalla loro popolarissima pagina culturale : “L’uovo di Virgilio”, pubblicata ogni domenica sul mattino

Se c’è un libro che consiglierei a chi volesse conoscere meglio Napoli , al di là di un’immagine folcloristica  e oleografica , è “Napoli pietra e lava” ( ed. Rogiosi), scritto dal giornalista del Mattino Vittorio del Tufo insieme al reporter Sergio Siano.

Già autori  nel 2019 de “L’uovo di Virgilio” , volume che raccoglieva  gli articoli più significativi tratti dalla omonima rubrica domenicale sul Mattino, Vittorio del Tufo e Sergio Siano hanno replicato l’esperienza proponendo una pubblicazione ancora più ricca nei contenuti e nella grafica, contenente immagini inedite di Napoli e storie affascinanti legate alla nostra città.

Masaniello

Il prezioso volume, con prefazione a cura del giornalista Pietro Gargano,che elogia di Vittorio del Tufo la prosa, l’inventiva  e la tenacia nelle sue ricerche storiografiche, ma anche il rigore investigativo di entrambi gli autori , mai paghi di essere al tempo stesso i primi turisti della loro città ed esploratori curiosi della stessa , raccoglie, ancora una volta , le più significative pagine de “L’uovo di Virgilio”, la pagina culturale  del Mattino che ogni domenica propone storie e leggende di Napoli: un appuntamento fisso da 5 anni che appassiona i lettori.

Arricchito da magnifiche fotografie  realizzate da Sergio Siano, il libro contiene storie avvincenti  e affascinanti che hanno avuto luogo a Napoli anche in epoche molto remote.

E’ un magnifico viaggio tempo  quello che ci regalano Vittorio del tufo e Sergio Siano, un viaggio che ci consente di rievocare , ad esempio la storia di Masaniello , capitano generale del popolo napoletano, trucidato nel luglio del 1647, decapitato e trascinato per le strade della città per poi essere abbandonato sulla spiaggia. Il suoi poveri resti,  ricomposti, furono seppelliti nella Basilica del Carmine per poi essere rimossi dal luogo sacro per decisione di re Ferdinando che impose la distruzione della tomba e la dispersione delle ossa. Queste tristi vicissitudini avrebbero contribuito ad alimentarne il mito. 

Altrettanto affascinante è la storia della Compagnia della disciplina della Santa Croce che, composta da nobili , letterati, togati e guerrieri,si riuniva all’interno della Chiesa della disciplina della santa croce  nel cuore di Forcella .In questi luoghi periodicamente gli affiliati alla compagnia si riunivano con intenti culturali ma anche eversivi: nel 1485  si riunirono infatti per cospirare contro Ferrante I d’Aragona. Ma la vendetta  del sovrano sarebbe stata fredda ed implacabile: convocati a Castel Nuovo  in occasione di un banchetto di nozze, i congiurati furono arrestati e loro sarebbe stata riservata una fine infausta: alcuni sarebbero stati condotti nei forni del Maschio Angioino e ad altri sarebbe stata riservata la forca a Piazza mercato.

E se oggi l’epidemia di Covid preoccupa ancora  il mondo intero e anche Napoli, ci fu un tempo in cui , nel lontano 1527, l’intercessione della “Vergine di Costantinopoli”, apparsa in sogno ad una  signora anziana, avrebbe protetto la cittadinanza napoletana da una terribile pestilenza , antecedente alla peste del 1656, che già aveva falcidiato il popolo napoletano, cagionando la morte di 65.000 persone. La leggenda narra che Madonna, apparsa in sogno all’anziana donna, avrebbe preannunciato la fine della pestilenza, ma avrebbe chiesto l’edificazione di una chiesa in suo onore , in un punto preciso di Via Costantinopoli , nelle adiacenze di un bassorilievo del trecento raffigurante la Vergine.

Restando in tema di pandemia , tema attualissimo , c’è stato un tempo in cui, per limitare il contagio a Napoli fu predisposto un lazzareto, che era ubicato sull’isolotto del Coppino o Chiuppino, e  che si trovava tra l’isola di Nisida e la terraferma,edificio oggi inglobato nel ponte di collegamento costruito nel 1934. Il lazzareto venne istituito tra il 1626 e il 1628 per ospitare i malati di peste e delle sua esistenza vi è traccia attraverso documenti fotografici anteriori al 1934.

La bellezza di Napoli ha il fascino solare di Posillipo , ed è raccontata da Vittorio del Tufo anche attraverso le storie leggendarie che ebbero luogo presso lo “Scoglio di Frisio”, un  noto ristorante a picco sul mare che nell’800 attirò personalità del calibro di Giosuè Carducci, Richard Wagner, Gabriele d’Annunzio.

 Ma Partenope  ha anche il fascino torbido dei quartieri spagnoli pullalanti di vita e  di amori mercenari e trasgressivi che si consumavano nei bassi dei Vico Lungo Gelso, o dei luoghi della follia come l’ex ospedale Frullone, l’ex ospedale psichiatrico Leonardo Bianchi, o la Casa dei matti di Aversa, cattedrali del dolore, monumenti all’emarginazione e, ora, dopo la legge Basaglia,sono luoghi abbandonati all’incuria. 

Napoli infine è anche coraggio e riscatto come attestano le “madri coraggio “ gruppo di donne coraggiose e volitive che si coalizzarono per sottrarre i loro figli al pericolo della droga e che ispirarono anche un film di Lina Wertmuller: “Un complicato intrigo di donne, vicoli e delitti (1986).

Napoli è anche inclusione : ne è un fulgido esempio L’istituto Paolo Colosimo  di via Santa Teresa degli Scalzi, istituito nel  1927 , anche qui per iniziativa di una madre coraggio, Tommasina Grandinetti, per consentire l’avviamento al lavoro e la scolarizzazione di ragazzi ipovedenti .Attualmente è uno degli istituti più  importante d’Italia per il recupero e l’inserimento in società per i ragazzi non vedenti.

Ma in tutte le sfaccettattature Napoli è , e sempre resterà, una calamita per gli artisti, luogo di ispirazione , come attestano la storia triste di Pergolesi, morto di tubercolosi giovanissimo nel 1736 e sepolto nella fossa comune della cattedrale di Pozzuoli, e le incredibili storie di poeti, letterati ,artisti a musicisti ai quali Napoli ha dato i natali, come Sergio Bruni, Salvatore  di Giacomo, ed Edoardo Bennato, citati nel libro di Vittorio del Tufo.

“ Napoli, Pietra e lava” non è solo un libro su Napoli, ma è un prezioso scrigno che raccoglie storie della città, storie  spesso dimenticate o poco note , storie che consentono al lettore di guardarle strade le piazze e i luoghi a noi familiari con altri occhi, e se come afferma l’autore , Vittorio del Tufo, uno degli aspetti più intensi della narrativa è di dare una seconda possibilità ai luoghi, “ Napoli Pietra e lava” è un meraviglioso viaggio nel tempo che ogni lettore napoletano  e (non ) dovrebbe fare.

Valentina Capuano

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