Ristoranti, pizzerie, bar e discoteche in rivolta: “Il Covid non è colpa nostra”.

“Chiudere alle 23 è un’ulteriore mazzata per i nostri fatturati già dimezzati. Perché piuttosto non limitano gli ingressi sui mezzi pubblici o gli extracomunitari a Lampedusa?”


Erano centinaia i lavoratori della ristorazione che giovedì 22 ottobre, a poche ore dallo scoccare della prima notte di coprifuoco a Napoli ed in altre città italiane, hanno protestato contro il decreto che impone il divieto di circolazione tra le 23 e le 5 a causa dell’aumento di contagi da Coronavirus.

Ristoratori in protesta a santa Lucia davanti alla Regione

“Il Covid non è colpa nostra – hanno gridato sotto al palazzo della Regione i gestori di ristoranti, bar e discoteche – Sappiamo bene com’è finita con il lockdown: abbiamo visto solo le briciole e c’è chi ancora aspetta la cassa integrazione. Chiudere alle 23 è un’ulteriore mazzata per i nostri fatturati già dimezzati. Perché piuttosto non limitano gli ingressi sui mezzi pubblici o gli extracomunitari a Lampedusa?”

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