Sergio Gelsomino: “Ho scritto la canzone in Germania, in seguito ad un amore impossibile”

Il cantautore e polistrumentista siciliano Sergio Gelsomino porta con sé tutta la passione e la linfa vitale della sua terra esprimendola attraverso la sua musica. Il suo genere è caratterizzato da testi profondi, non solo in italiano, ma anche in inglese, accompagnati da musica a volte rock, a volte melodica e dal suo marchio di fabbrica, il flauto in ebano.

Abbiamo avuto il piacere di intervistare Sergio Gelsomino in occasione dell’uscita del suo nuovo singolo “Occhi da Bambina”.

Iniziamo conoscendoti meglio, come e quando è iniziata la tua passione per la musica?

Correva l’anno 1995 ed avevo 9 anni. Nella mia città natale, Caltanissetta, si stavano celebrando le festività pasquali secondo la nostra tradizione locale antica di quasi 200 anni: le Vare. Sedici statue che rappresentano la vita e la passione di Gesù vengono accompagnate in processione ed ognuna è accompagnata da una banda musicale. Praticamente un oceano di gente e musica… volevo assolutamente farne parte! Avevo anche le idee molto chiare e sapevo che volevo imparare il sax. Ma purtroppo di sassofoni ce n’erano già abbastanza nel corpo musicale dove mi iscrissi e mi fu proposto il flauto traverso, di cui invece avevano veramente bisogno. Caso volle che mio padre conosceva anche un insegnante di flauto, Silvio Vitale, cofondatore e allora insegnante del conservatorio a Caltanissetta, con cui iniziai a prendere inizialmente lezioni private. Silvio scoprì il mio talento per la musica e divenne un mentore per me. Fu così che dopo avermi incoraggiato a fare domanda di ammissione, a soli undici anni fui ammesso al conservatorio. Ero il più piccolo di tutti ma mi sentivo molto a mio agio. Un anno dopo iniziai parallelamente ad imparare la chitarra da autodidatta.

Parlaci del tuo nuovo singolo. Com’è nato il testo? Qual è la sua storia?

“Occhi da bambina” è nata da una grossa delusione amorosa avvenuta alcuni anni fa quando persi la testa per la persona sbagliata nel momento sbagliato. Un amore impossibile che andò a monte del tutto nel momento in cui decisi di essere semplicemente sincero. Alla fine, mi restò solo una foto, il ricordo di quegli occhi e un cuore in crisi. La musica mi salvò da quella situazione e mi buttai a scrivere dapprima il testo e poi la musica. In un’ora era pronta… in fondo si sa che l’arte nasce dai momenti peggiori.

“Fiore di nuvola” è il tuo nuovo disco. Come hai scelto i singoli brani che lo hanno composto?

L’album EP contiene cinque tracce che ho scelto innanzitutto in base alla loro musicalità e in seguito cercando il filo conduttore che le unisse. C’è una crescita e una storia nel disco.

Quanto c’è di te in questi brani?

Tutto! Sia musicalmente, che emotivamente.

Oltre ad aver scritto i testi e la musica, ho personalmente arrangiato e suonato ogni strumento in fase di produzione.

Inoltre, come dicevo prima l’album segue un percorso ed è una sorta di riassunto di un periodo della mia vita. La prima traccia, “Matini”, racconta con un po’ di nostalgia e in dialetto siciliano la spensieratezza adolescenziale di quando magari mi capitava di marinare la scuola per andare in campagna con i miei migliori amici a sognare del futuro. Anni dopo arrivarono quegli “Occhi da bambina” a spezzarmi il cuore e rompere quell’equilibrio, portandomi insieme ad altre circostanze e prendere una decisione drastica: mollare tutto ed andare in America. Il sogno e la speranza oltreoceano però si trasformarono presto in rimorso e illusione. Infatti, tornai in Europa, dove mi ritrovai a ricominciare tutto da capo: la carriera, le relazioni. Insomma, un sequel di sofferenze che per alcuni suonavano come “Parole senza senso” (la terza canzone del disco) e che la musica ancora una volta riuscì a lenire.

Poi un nuovo inizio, nuovi occhi di cui innamorarsi ma con la paura di perdere nuovamente tutto: così nasce il brano “Fiore di nuvola”, una bellezza così fragile che basta un soffio di vento e poi chissà dove finisce. Ma quando la vita sembrava finalmente riprendersi sotto tutti i punti di vista, arrivò un’incognita non prevista: la pandemia. Con “Re senza corona” racconto come da quella famosa primavera del 2020 mi ritrovai, come tutti, a dover rimanere in casa ad osservare come un virus invisibile all’improvviso cambiò il nostro modo di concepire la vita e i contatti umani. Come artista è stato per me un periodo devastante. Ma la speranza e la forza di rialzarsi, l’amore e la ricerca del bello in questo mondo, sono state l’energia vitale che mi ha accompagnato in quei momenti.

Ci spieghi il perché del titolo dell’album?

“Fiore di nuvola” è una canzone pulita e semplice nella sua complicatezza. Ci ho messo infatti due mesi per comporla e mi ha salvato nel momento più buio della mia vita. Forse anche per questo è una delle mie preferite. Dentro c’è purezza ed ingenuità come in tutte le cose belle della vita, un equilibrio di emozioni. Penso sia un brano in cui si possa riconoscere chiunque abbia amato qualcuno o qualcosa. È puro amore in tutte le sue forme. Per questo si è guadagnata il titolo dell’album.

Quali emozioni provi quando canti?

Mi sento vivo! Sento letteralmente il mio corpo vibrare con la musica. Non posso farne a meno, come respirare. Inoltre, a seconda del brano che sto cantando mi immergo in quel personaggio o quella situazione, e la mia mente è all’improvviso come in un film, viaggiando nel tempo e nello spazio.

I tuoi progetti futuri? Qualche anticipazione?

Attualmente sto provando intensivamente con la mia nuova band e mi piacerebbe realizzare una tournée in Italia. Inoltre, sto già lavorando al nuovo album che registrerò quest’estate. Stavolta sarà un album completo che non tarderà ad uscire dopo la produzione. Stay tuned!

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