Fidelio: “La Svolta” – Un viaggio musicale nell’illusione del cambiamento

Con La Svolta, Fidelio racconta la frenesia di un impiegato intrappolato in una routine che promette cambiamento senza mai realizzarlo. Il brano, che mescola synth-pop e indie-pop, esplora la disillusione moderna con strofe accelerate e un ritornello che si apre a sonorità alternative rock. Un invito a riflettere sulle scelte e sull’autoinganno in un mondo che sembra non cambiare mai.

Nell’intervista, Fidelio ci svela il processo dietro la creazione di questo brano e il suo messaggio emotivo.

Come nasce un brano di Fidelio? Lavorate a distanza?
I nostri brani nascono sempre da una scintilla testuale. Andrea propone l’idea, sotto forma di testo, che poi viene tradotta musicalmente da Valerio. Non è un classico lavoro “a quattro mani”, ma un continuo rimbalzo tra parola e suono. Lavoriamo a distanza, sì: Andrea vive negli Stati Uniti, ma torna almeno una volta l’anno in Italia, e in quelle occasioni concentriamo le registrazioni in studio. Tutto il resto – dalla scrittura all’arrangiamento, fino al confronto creativo – avviene tramite messaggi vocali e chat infinite. La tecnologia ha reso possibile un’intesa artistica a migliaia di chilometri di distanza.

Avete sperimentato qualcosa di nuovo nella produzione di “La Svolta” rispetto al singolo d’esordio “David Costa Wallace”?
Sì, rispetto a David Costa Wallace abbiamo introdotto degli elementi più alternative, soprattutto per spezzare il tono più esaltato e ironico del brano precedente. Abbiamo “sporcato” il suono con chitarre elettriche, proprio per restituire quel senso di inquietudine che emerge dal testo: volevamo che la produzione musicale riflettesse lo stato d’animo del protagonista.

C’è una frase del brano che per voi racchiude tutto il senso della canzone?
Sì: “Le inganno, parto prima”. È riferita alle file in tangenziale, ma potrebbe valere per tutto: la vita, il lavoro, i problemi. È la strategia quotidiana di chi ha smesso di combattere, ma continua a raccontarsi che ha tutto sotto controllo. Forse La Svolta è tutta lì.

C’è una scena della vita quotidiana che secondo voi rappresenta perfettamente “La Svolta”?
Per chi lavora in ufficio, ce ne sono tante. Forse quella più emblematica è la pausa caffè fatta in piedi, davanti alla macchinetta, mentre si parla distrattamente di investimenti, ferie, o pensione. È lì che l’autoillusione diventa abitudine. E ci si racconta che tutto andrà meglio, anche se si sa già che non cambierà nulla.

In che modo il contesto culturale italiano e quello americano influenzano il vostro approccio artistico?
L’America, per Andrea, è stata una fonte enorme di ispirazione: la vastità degli spazi, la libertà di movimento, il senso di distanza da tutto ciò che era familiare hanno creato le condizioni ideali per scrivere. È come se lì si fosse finalmente aperto uno spazio mentale per raccontare una storia, la storia di un percorso di accettazione della vita borghese, in modo più lucido. Ma il contesto culturale di riferimento è profondamente italiano. Le piccole e innocue illusioni borghesi raccontate ne La Svolta, o il culto intellettuale attorno a Francesco Costa in David Costa Wallace, sono dinamiche tutte italiane, anche quando guardano all’estero. In sintesi: l’America ci ha dato lo spazio per guardare meglio, ma la voce, il tono e le domande che ci poniamo arrivano dall’Italia.

Qual è la vostra sfida più grande come duo artistico che lavora tra Italia e Stati Uniti?
La prima è ovvia: non possiamo contare sulla dimensione live per costruire un seguito costante. A questa è legata la sfida forse più grande, ovvero mantenere vivo l’interesse delle persone in un’epoca in cui i social impongono una presenza continua. Noi abbiamo scelto un approccio più sobrio, legato alla sostanza dei brani, ma sappiamo che la visibilità si gioca spesso sulla quotidianità digitale. È un equilibrio difficile. E poi c’è il lavoro in studio: non poterlo fare insieme complica ovviamente le cose, e allunga i tempi.

Prossimi progetti dopo “La Svolta”?
Nei prossimi mesi pubblicheremo altri singoli estratti dal concept Solo i borghesi sopravvivono, fino all’uscita dell’intero album, prevista per ottobre. A dicembre faremo i nostri primi live in Italia, mentre nel 2026 lavoreremo a un nuovo disco.