Parlare di pene e vagina senza imbarazzi, senza volgarità, senza medicalizzazioni: è questo il cuore del nuovo progetto lanciato da Pasquale Iezza, autore e sex educator, che con i suoi libri propone un’educazione sessuale chiara, ironica e accessibile, pensata soprattutto per i più giovani. L’obiettivo è ambizioso e urgente: contrastare la disinformazione, abbattere i tabù e prevenire la violenza giovanile.
Abbiamo intervistato Pasquale per approfondire il senso di questa iniziativa, nata dal bisogno di trasformare la conoscenza del corpo in uno strumento di libertà, rispetto e consapevolezza.
Nei tuoi libri parli di vagina e pene non come tabù, ma come elementi fondamentali della nostra esistenza: in che modo questa narrazione può contribuire a un cambiamento sociale reale?
Parlo di vagina e pene per quello che sono, due meravigliosi organi genitali, che arricchiscono la nostra esistenza di varie sensazioni e nuove possibilità relazionali, cercando di eliminare quell’alone di tabù, termine che da una voce polinesiana significa “non toccare”. La mia narrazione è un invito a dialogare apertamente di sessualità in modo da mettere da parte i sensi di colpa, i pregiudizi, e la disinformazione.
Hai definito questo progetto come “coraggioso e necessario”. In un Paese dove ancora si fatica a nominare certe parti del corpo, da dove pensi debba iniziare un vero cambiamento culturale?
Si parla molto di vagina e di pene, ma solo tra le amiche e gli amici nelle stanze segrete, come se nominarli in contesti pubblici fosse qualcosa di cui vergognarsi, basterebbe, invece, semplicemente iniziare a discuterne in famiglia, a scuola, nelle comunità sociali. Il nostro corpo ha tra gli altri organi anche quelli sessuali, la vagina e il pene, geneticamente tra i nostri cromosomi ci sono anche quelli legati al sesso, per cui è naturale allargare le vedute del patrimonio culturale.
La sessualità, spesso relegata al privato o a un linguaggio medico o volgare, nelle tue pagine diventa linguaggio quotidiano. Come sei riuscito a trovare un equilibrio tra ironia, chiarezza e profondità?
Cercando semplicemente di scrivere lasciandomi guidare da situazioni che capitano nella vita quotidiana viaggiando in perfetto equilibrio tra ironia e chiarezza espositiva con qualche salto in profondità. Il registro ironico mi ha aiutato a frantumare i tabù e a far risultare meno pesante e imbarazzante l’esposizione mentre la ricerca della chiarezza mi ha permesso di rendere le informazioni comprensibili a tutti (spero). Qualche salto in profondità ha dato alla narrazione un lieve spessore scientifico cercando di non cadere nella medicalizzazione.
C’è un passaggio nei tuoi libri che consideri emblematico della tua visione? Una frase o un paragrafo che racchiude il senso più profondo del tuo lavoro?
Il paragrafo del sex educator esprime una mia convinzione, la necessità di una sana educazione sessuale per una crescita responsabile di ognuno. L’educatore alla sessualità invita tutti a informarsi sulla funzionalità degli organi genitali e offre degli strumenti concreti per prevenire malattie sessualmente trasmissibili. Vittime, spesso inconsapevoli, di infezioni sessualmente trasmesse (IST) sono i giovani dai 15 ai 24 anni (ma l’età tende a scendere) che non sono stati informati sulle norme di prevenzione.
Come speri che reagisca il mondo adulto – insegnanti, genitori, istituzioni – davanti a queste pubblicazioni? E come credi che possano diventare strumenti di dialogo intergenerazionale?
Il “mondo adulto” di fronte ai miei libri spero che reagisca con apertura, curiosità e responsabilità. Responsabilità perché un’educazione alla sessualità significa anche avere il coraggio di affrontare qualsiasi argomento, anche quello più scomodo, per costruire un ponte comunicativo tra insegnanti, genitori e istituzioni. Spero che questa lettura diventi uno strumento per il dialogo intergenerazionale eliminando l’imbarazzo, creando un lessico comune, dando spazio alle domande.