Tommaso Sangiorgi e il cuore a nudo in “Se tu fossi qui”

C’è una sincerità disarmante nella scrittura di Tommaso Sangiorgi, giovane cantautore che con il nuovo singolo Se tu fossi qui apre una finestra su una ferita personale, trasformandola in un racconto universale. La sua voce, intensa e autentica, affonda le radici in un passato fatto di cassette di Battisti e Dalla, prime esibizioni scolastiche e un lungo percorso che dal rap lo ha condotto al cantautorato.

Nel brano rivive la fine improvvisa di un legame affettivo profondo, segnato da un amore non ricambiato e dalla perdita di un’amicizia importante. Sangiorgi non cerca effetti speciali, ma si affida a parole semplici, capaci però di farsi specchio per chiunque abbia vissuto una delusione simile.

In questa intervista ci racconta le origini del suo progetto musicale, le emozioni che lo attraversano quando scrive e canta, e anticipa i prossimi passi di un percorso artistico che punta dritto al cuore.

Iniziamo conoscendoti meglio, come e quando è iniziata la tua passione per la musica?
La mia passione per la musica è nata grazie a mia madre, che fin da quando ero piccolo mi faceva ascoltare le cassette di Lucio Battisti, Lucio Dalla… insomma, la musica con cui lei era cresciuta. Quella è stata la mia prima vera immersione in un mondo che ancora non conoscevo, ma che mi affascinava.

Il primo momento in cui ho vissuto un’esperienza musicale davvero significativa — quella che ha acceso la scintilla, per così dire — è stato alle scuole elementari. Durante una recita scolastica, il mio insegnante di musica mi fece cantare La gabbianella e il gatto di Ivana Spagna. Ero intimorito, piccolissimo, su quel palco della mia scuola… ma ricordo che alla fine della canzone ci fu una standing ovation. Tutti i genitori presenti, quelli dei miei compagni di classe, si alzarono in piedi ad applaudire. Lì ho sentito qualcosa accendersi dentro di me: una passione, una possibilità.

Nonostante ascoltassi già tanta musica, quel momento mi segnò davvero. Un po’ di anni dopo, avevo circa 14 o 15 anni, io e il mio migliore amico, Francesco Miserocchi, decidemmo di iniziare a scrivere qualcosa insieme — all’inizio era rap. Poi lui abbandonò il progetto, ma io continuai. Dapprima sempre col rap, e col tempo ho iniziato a spostarmi verso il cantautorato… fino ad arrivare a quello che faccio oggi.

Parlaci del tuo nuovo singolo. Com’è nato il testo? Qual è la sua storia?
Se tu fossi qui l’ho scritta circa un anno fa, dopo aver ricevuto un “palo” clamoroso — passatemi il termine — da una persona che, con un po’ di ironia, avevo iniziato a considerare quasi come la mia futura moglie. In realtà, era una ragazza per cui provavo un affetto profondo, una persona con cui avevo costruito un bellissimo rapporto. Il problema è che per lei si trattava solo di un’amicizia, non di un amore.

Quando le ho confessato i miei sentimenti, tutto è cambiato. Il legame che avevamo si è spezzato del tutto, non solo sul piano romantico, ma anche sul piano dell’amicizia: oggi non fa più parte della mia vita. È stato un pieno di malinconia e nostalgia. Soffrivo sia per ciò che non è stato, sia per ciò che forse ho rovinato aprendo il mio cuore.

Così è nata Se tu fossi qui. È una canzone che è stata prima di tutto uno sfogo: racchiude le parole che avrei voluto dirle, ma che non sono mai riuscito a pronunciare. Neanche in un messaggio. Dentro ci sono tristezza, tenerezza, e anche un pizzico di ironia — quella che uso spesso quando provo imbarazzo o quando cerco di alleggerire situazioni che mi fanno male. È una forma di difesa, ma anche di verità.

Quali emozioni provi quando canti?
Quando canto è come attraversare un processo terapeutico. Scrivere canzoni per me è una forma di psicanalisi: mi aiuta a mettere a fuoco quello che provo, a tirarlo fuori, a fissarlo nero su bianco. Ogni brano è come una fotografia interiore di un momento preciso della mia vita, spesso legato a una sofferenza, a uno sconforto, a qualcosa che ho sentito con forza.

Prendi Se tu fossi qui, ad esempio: è nata proprio così. Quando vivo qualcosa di forte, sento il bisogno di scriverlo, quasi per fermarlo nel tempo. E ogni volta che torno a cantare quella canzone, rivivo per un attimo quel momento, quell’emozione. È un’esperienza intensa, perché canto un mondo che ho dentro e che ho cercato di tradurre in parole e musica.

Ma l’emozione più grande arriva quando mi accorgo che qualcun altro si riconosce in quello che ho scritto. Ricevere un messaggio da qualcuno che mi dice: “Anche io mi sono sentito così”, è incredibile. Ci fa capire che, anche se ognuno ha la propria unicità, le emozioni che proviamo sono spesso molto simili. Siamo umani, e ci capiamo proprio attraverso queste esperienze comuni.

Pensare che ciò che ho scritto in una piccola tavernetta — che è il mio rifugio creativo — riesca a raggiungere cuori lontani, a farli vibrare sulla stessa frequenza… è un’emozione che ogni volta mi fa riscoprire perché ho scelto di fare musica.

I tuoi progetti futuri? Qualche anticipazione?
I prossimi mesi saranno molto intensi: ci saranno nuove uscite, tanta musica e anche diversi live. Negli anni scorsi non ero abituato a pubblicare così spesso come sto facendo quest’anno, ma questa nuova frequenza nasce da un lungo periodo di lavoro e scrittura. Per circa un anno e mezzo mi sono letteralmente chiuso in studio, concentrandomi sulla creazione di nuovi brani. È stato un periodo creativo molto ricco, e adesso finalmente è arrivato il momento di condividere tutto ciò che è nato in quel tempo. Quindi sì, ci saranno tante novità… e non vedo l’ora di farvele ascoltare!