Ario De Pompeis un cantautore che canta e scrive emozioni facendo vibrare il cuore e l’anima

A cura di Carlo Ferrajuolo

È un pomeriggio estivo, il caldo invade la città di Napoli. Incontriamo Ario nel suo studio di registrazione, vicino all’aeroporto di Capodichino. Sono oltre trent’anni che faccio questa professione di giornalista e non penso che una canzone possa tirar via il peso dal cuore. Per me una canzone è, forse, l’opposto, è fermare, è testimoniare un fatto, renderlo storico, dargli un peso, un’identità . Una scrittrice che amo molto un giorno disse a un critico suo amico che scrivere è rubare il tempo anche alla felicità . Ora, detta così, sembra uno di quegli aforismi che si leggono sotto le foto dei post stupidi, invece è una frase che ha le mani sporche, perchè quella scrittrice che amo si è sporcata un bel po’ e ha fatto una vita che, se si può dire, mi sembra più vita di molte altre vite, sicuramente più della mia. Eccoti una frase alla Osho: il peso dal cuore non te lo toglie la scrittura, te lo toglie il tempo che passa. De Pompeis, al centro della sua vita c’è stata sempre l’arte, la musica di cui si è nutrito, che lo ha ispirato e che egli stesso ha alimentato.

I sogni sono immagini, pensieri, voci e sensazioni vissute quando dormiamo. Ma i sogni sono anche una parte creativa della nostra vita….cosa sognava Ario De Pompeis da bambino?

<<Sarei retoricamente bugiardo,se ti dicessi che sognavo di fare musica, ero un eclettico, mi piaceva il calcio, volevo fare karate, ero un volubile sognavo anche di fare l’attore. Ma la mia vita è stata così invasa di musica, che la mia anima come una spugna, l’ha assorbita, mia nonna era una cantante straordinaria di classico napoletano, mio padre si cimentava alla grande,in casa si ascoltava musica buona tutti i giorni>>.

Nel ‘95 partecipi all’accademia di “Sanremo Giovani”, col brano “Un Vecchio Bambino” e, al contempo, ti diplomi alla scuola di musica: C.E.T. di Mogol. Queste scuole sono importanti per un giovane artista che vuole intraprendere questa carriera?

<<Il confronto con gli altri è importante,si possono conoscere artisti di un certo rilievo, ho avuto insegnanti come Gatto Panceri, Maurizio Fabrizio, Stefano Cenci, Riccardo Fogli, Aldo Fedele, e tanti altri. In certe circostanze devi avere la furbizia di saper prendere, il mio intento è stato sempre fare il cantautore, una cosa è certa,la “Fantasia”non te la può insegnare nessuno,tutto dipende dalle tue aspettative>>.

I sentimenti e il mare rappresentano una forza importante nelle tue canzoni…

<<Cerco sempre di raccontare cose veritiere, catturo spesso immagini del passato,e le miscelo col presente.Il mare mi ha regalato tanta musica sotto forma di emozione e ispirazione, ricordo i tanti falò con la mia chitarra, i primi amori. Non riuscirei a vivere in una città senza quel rumore, quell’odore>>.

Ho notato che  spesso fai delle incursioni nella Musica Napoletana. Scrivere un testo in italiano ed apportare poi il relativo sound, groove, comporta lo stesso procedimento in entrambi i casi? Anche se la lingua partenopea  è più musicale…

<<Sicuramente nella scrittura Napoletana è tutto più complicato, non puoi pensare di scrivere un brano con questo dialetto come se fosse un concetto in italiano. Ci sono significati che in lingua italiana sono intraducibili. La musicalità dipende dal tuo gusto,e che direzione vuoi dare alla canzone>>.

Negli ultimi 20 anni è cambiato tutto in Italia dal punto di vista musicale, spariti i veri produttori discografici, arrivano i Talent ed i social… il tuo giudizio in merito…

<<Potrei scrivere un libro a riguardo, io li chiamo i premi agrumi. I social purtroppo servono un po’ a tutti, anzi di più a coloro che non hanno approcci con le Major, e con tutto il sistema che si muove dietro le quinte della “Musica”. Oggi è tutto veloce “Usa e getta”, dopo una settimana il tuo brano è già vecchio, o ti adegui o sei fuori dai giochi>>.

La malinconia è uno dei tratti centrali della tua canzone, la cosa distintiva è che spesso è una malinconia al presente, è una malinconia dell’oggi che smuove ricordi, ma non è una malinconia del passato, non si trasforma in cieca nostalgia…

<<Sicuramente nel mio presente vorrei avere qualcosa del mio passato, forse l’età con la testa di oggi, se dovessi scegliermi, opterei per “Ario” di questo presente, c’è più consapevolezza di una direzione musicale, ho trovato il mio equilibrio emotivo ed emozionale. Faccio solo quello che mi fa stare bene>>.

Mancano i punti di riferimento. Oggi c’è molta contaminazione fra arti diverse…

<<Dovremmo ascoltarci di più, siamo invasi da stereotipi, spesso le persone vogliono essere un qualcosa che non sono, forse quelli della nostra generazione, con meno benessere,sono stati più fortunati, oggi c’è troppo, e si vuole quasi tutto. Ognuno decide come farsi contaminare, i miei riferimenti sono sempre gli stessi di 30 anni fa>>.

Questo nuovo mondo si mantiene sugli equivoci…. È una società che si regge sugli equivoci. Questa società, parlo della gente, non fa altro che ascoltare. Ascolta un sacco di cose che però non dicono nulla. E, quindi, anche questo è un equivoco…cosa ne pensi ?

<<Penso che la gente se iniziasse a riflettere, e a pensare…troppo, potrebbe rischiare di avere “Un Mondo” migliore. Noi mangiamo, vestiamo, agiamo, e viviamo in un certo modo, perché è stato deciso così, niente succede a caso, secondo un mio modesto parere>>.

Le tue soddisfazioni musicali?

<<Ne cito alcune, la prima in assoluto quando la Sony overlook prese 9 brani miei per il disco di Vanessa Caputo, ero giovanissimo c’era ancora la lira, poi altri 3 brani li prese Lisa, nel disco “Oceano” quell’ anno partecipò a Sanremo big ( famosissima in Francia),” Fantasma” , “Sarò come tu vuoi” ,”Non so più chi sei” , la collaborazione con Barbara Gilbo anche lei reduce da Sanremo con Massimo Ranieri, quando firmai il mio primo contratto con Rai trade partecipando al Venice Awards Rai 1, quando una mia canzone diventò la colonna sonora del Film “Case Chiuse” con Lando Buzzanca, quando il brano “Quanto costa la felicità” alla finale di Castrocaro Rai1 ha ricevuto il premio Radio Critica, e tanto altro…>>

Oltre alla musica, all’arte in generale, Ario De Pompeis ha anche degli hobby segreti e nascosti?

<<Non so se può definirsi un hobby, mi diletto spesso a cucinare, invento piatti, la maggior parte esce qualcosa di buono, a volte eccedo coi sapori. Un tempo mi dedicavo allo sport andavo un paio di volte a settimana in palestra, leggo qualche libro, l’ultima mia lettura è stata ” “Terroni” di Pino Aprile>>.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *