Cibo, arte e cultura, ecco gli ingredienti del Mute, il primo museo dell’enogastronomia campana

di E. Buongiorno

Immaginare uno spazio dove immergersi nell’arte legata alle tradizioni culinarie e al contempo degustare prodotti unici e di alta qualità oggi, a Napoli, è una realtà: si chiama Mute ed è il primo museo dell’enogastronomia campana in via Bracco 51.

Mille metri quadri, sette vetrine su strada e tre piani dedicati alle maestrie del passato, la storia dei prodotti e delle ricette e la degustazione di prodotti.

«II Museo MUTE è un’antologia di sapori e tradizioni della comunità campana, testimonianza storica delle generazioni passate e patrimonio enogastronomico delle generazioni future. Ogni ospite è accompagnato in un percorso culturale e culinario capace di affascinare, divertire e intrattenere con tour guidati, degustazioni a tema e appuntamenti formativi per grandi e piccoli. II MUTE è pensato per il turismo, la didattica e per gli amanti del food per una esperienza innovativa e immersiva. Offre, inoltre, la possibilità di acquistare prodotti unici e di alta qualità delle migliori aziende della filiera enogastronomica Campana», dichiarano gli ideatori, l’imprenditore Diego Minutaglio e l’avvocato Luigi Lamberti.

Attualmente è aperto il primo livello, dove è possibile degustare sia nei comodi salottini che appoggiati ai banconi piatti preparati con le eccellenze del territorio. Nelle scaffalature i prodotti selezionati da esperti tra grandi e piccole realtà della Campania che vengono raccontati durante eventi dedicati. Il tutto valorizzato dal disegno di interni di Roberto Cremascoli di Cor Arquitectos, allievo dell’archistar Alvaro Siza.

Abbiamo assaggiato il menù della tradizione campana proposto dallo chef Alberto Palermo che ha visto come antipasto, Bocconcini di mozzarella con concasse pomodoro di Sorrento, pane profumato e basilico fritto, Parmigiana con crema di formaggi campani, Taco di pane cafone con salsiccia, friarielli e crema di provola, Prosciutto cotto del contadino e crudo di Trevico e Bruschetta classica al pomodoro. A seguire due primi: Pasta fagioli e cozze con pomodoro fritto e Genovese con crema di parmigiano. Un Pre dessert formato da Tris formaggi con miele e come Dessert una classica Caprese.

“Nel bistrot proponiamo pranzi, aperitivi e cene con prodotti del territorio sempre accompagnati dalla filosofia che il tempo speso per nutrirsi deve essere commisurato alla qualità del cibo, il tutto ad un prezzo accessibile”, commentano Minutaglio e Lamberti che hanno affidato la direzione del museo a Francesco Acampora.

Luigi Lamberti e Diego Minutaglio

Sui monitor, anche bifacciali per comunicare all’esterno, verranno raccontati i fondamenti della gastronomia attraverso slide e video. Entro il 2024 verranno completati gli altri piani. Il percorso inizierà con la discesa al livello più basso del museo con una scalinata che ha sulle pareti opere d’arte di Alberto Bottilo dove si intrecciano l’anima di Napoli e la sua tradizione culinaria, come l’illustrazione digitale che lega con ironia e rispetto il grande calciatore Maradona al pomodoro, entrambi elementi onnipresenti nella storia e nella tradizione del popolo napoletano. Giunti al -2 ci sarà una grande sala che riproduce il teatro della strada con le vie della tradizione campana ricche di colore e allegria, e una sequenza di “botteghe” che circonda la grande piazza. In questo luogo verranno ospitati anche eventi, spettacoli e condivisione d’esperienze. Risalendo al piano -1 troveremo la galleria del gusto, uno spazio dotato di ampia cucina e postazioni dedicate allo show cooking, i laboratori didattici, la formazione e dimostrazioni gastronomiche dove diverse figure della tradizione campana saranno invitate ad “esibire” le proprie creazioni culinarie e viticole.

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