Esplorando l’anima di Sveva Franchi attraverso la silloge poetica “Coincidenze”

Benvenuti a questa intervista dedicata a Sveva Franchi, autrice della silloge poetica “Coincidenze”. In questa raccolta di versi liberi, l’Universo interiore di Sveva si svela attraverso la lente romantica dei segreti che permeano la vita quotidiana. I suoi versi sono come stelle che si svelano nel cielo della dimensione onirica, un destino già scritto tra le costellazioni di emozioni che narrano le coincidenze e gli eventi che intrecciano la trama della vita.

Ciao Sveva, complimenti per il tuo successo al Milano International 2023. Parliamo un po’ più nel dettaglio delle tematiche presenti nella tua silloge “Coincidenze”. Qual è il significato più profondo che hai cercato di comunicare attraverso le tue poesie?

Tra le poesie di questa mia piccola silloge il tema focale e più significativo penso sia proprio l’Amore in quanto sentimento che meglio ci accomuna a Dio; ci permette di raggiungere una densità d’anima tale da comprendere tutto il cosmo e le sue meraviglie. Per chi si innamora la vita acquisisce finalmente un senso: il Caso diviene Necessità, ossia Destino, e quelli che paiono essere puri avvenimenti casuali si tramutano in Coincidenze, nel significato di eventi sincronici che sembrano proprio essere voluti da una forza motrice maggiore, che forse potremmo chiamare Dio? Penso sia per questo che nella mia silloge si intersecano i temi dell’arte e della natura come vettori di spirituale contemplazione: è importante per poter accogliere i segni che ci arrivano dall’Universo e a mio avviso l’Amore, non solo quello romantico, ma anche genuinamente quello per la vita, ci consente di spalancare gli occhi verso i segreti della natura.

Come la filosofia ha influito sulla tua scrittura poetica e come hai cercato di trasmettere questi concetti filosofici attraverso la tua poesia?

Lo studio della filosofia è per me stato il primo strumento per provare a comprendere meglio l’interiorità di noi esseri umani e il significato dell’esistenza. Il superamento del dualismo connesso alla realtà immanente mi appare possibile solo nella dimensione dell’Amore, un sentimento capace di dissolvere l’integrità dell’Io per introdurci alla dimensione spirituale dell’Uno. La mia produzione poetica peraltro è stata frutto di una intima esigenza di esprimere i miei sentimenti, quindi non ho intenzionalmente voluto trasmettere concetti filosofici, ma essi sicuramente hanno influenzato la mia opera.

Sappiamo che hai esplorato la connessione tra la psicologia analitica di Jung e il Buddismo Zen. Come queste influenze si riflettono nella tua visione del mondo e nella tua poesia?

La mia visione del mondo è una dimensione sognante in cui l’anima vive e si esprime. Rappresenta la vera costruzione esistenziale rispetto al nichilismo immanentista. In Jung ho ritrovato questo primato dell’anima e soprattutto il valore del sogno, proprio in senso onirico. Molte delle mie poesie sono nate grazie all’ispirazione di alcuni miei sogni notturni che mi hanno scosso l’anima e mi hanno portato ad ascoltare il mio inconscio.  Il buddismo Zen invece permane nell’osservazione della Natura che riempie gli occhi di bellezza, il cuore di pace e la mente di estasi. Da tutto ciò è facile che nasca poesia!

Come bilanci il rigore scientifico dei tuoi studi di medicina con l’espressione creativa della poesia? Credi che queste due sfere possano arricchirsi a vicenda?

Assolutamente si. Gli studi in Medicina sono un ottimo allenamento per l’applicazione e la conoscenza e per quanto ogni ricerca sia fondata sul metodo e rigore scientifico, ho appreso che la maggiorparte delle scoperte della medicina si basano sulla magica e creativa intuizione. Alleno quindi sia l’osservazione, che il sentire me stessa e quindi mi applico nell’espressione poetica che ritengo il modo di trasmettere l’indicibile in parole dorate. Ecco ritengo che uno studio impegnativo sia un ottimo itinerario per evitare ignoranza e accidia, assoluti nemici dell’arte e dello spirito.

C’è qualche poeta o artista che ha particolarmente influenzato il tuo lavoro?

Non direi che ci sia un autore particolare che mi ha direttamente influenzata, ma sicuramente lo opere dei poeti che più mi piacciono mi hanno lasciato, con le loro parole, un bellissimo solco sul cuore; poeti come ad esempio Leopardi, Montale, Foscolo, che guardano oltre l’apparenza cercando di scoprire i segreti infiniti della natura, oppure Neruda e Nazim Hikmet, poeti permeati dall’amore, o ancora Baudelaire, che esprime meravigliosamente la condizione di schernimento e sofferenza che si ritrova a vivere su questa terra chi è poeta con dentro di sé un’anima elevata verso il cielo. Potrei elencarne molti altri, tra cui anche gli autori classici come Virgilio e Omero, ma sarebbe una lista lunghissima!

Guardando al futuro, quali temi o argomenti pensi che esplorerai nella tua prossima silloge?

Per me scrivere poesie significa sintetizzare percezioni, sentimenti, sogni, lasciando fluire l’anima; al momento non so ancora che direzione prenderà il fiume della mia vita, dunque chissà! Dovremmo chiedere al Caso…

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