IL LAVORO AL TEMPO DEL COVID19

Redatto da: Cucciniello Giada, Esposito Federica, Gemelli Giada e Straccia Alessia.

Com’è ben noto, il covid-19, ha preso tutti alla sprovvista.

Il nostro Paese ha affrontato un lockdown che ha portato ad una grave ed importante crisi economica.

 Attraverso un’inchiesta abbiamo dato voce ad alcune delle categorie di lavoratori più colpite,  da un punto di vista sociale ed economico.

Ecco come alcuni di loro hanno affrontato questa pandemia:

I. PRESIDENTE ED ISTRUTTRICE ASSOCIAZIONE SPORTIVA DILETTANTISTICA

“Numerose sono state le misure che abbiamo dovuto prendere: la continua sanificazione, misurazione della temperatura, ma la difficoltà maggiore è stata il consentire il giusto distanziamento.La pandemia ha causato una drastica  diminuzione sulle domande d’ iscrizione. La categoria più colpita è stata quella dei bambini: le famiglie, per il timore del contagio, hanno preferito lasciare a casa i figli. Al contrario, ragazzi  e signori hanno risposto in modo positivo alla breve riapertura e sono ancora loro a diffondere speranza.

Nonostante i numerosi problemi dovuti al periodo di chiusura, abbiamo offerto lezioni gratuite per i nostri allievi: abbiamo subito notato che le lezioni di fitness sono state molto più produttive rispetto a quelle di danza.

Il nostro augurio più grande è quello di tornare alla normalità ma soprattutto quello di poter tornare a fare sport di persona e recuperare i rapporti persi.

In conclusione- prendendo nome dei lavoratori nel campo sportivo -tengo a far presente che, nonostante lavoriamo  in un settore di aggregazione, con le giuste misure di prevenzione rispettate da tutti, si poteva evitare la chiusura.”

-A.S.D. EMOZIONE DANZA, MARIAPIA GUERRIERO

II .   Fotografo

“Pratico la professione di fotografo da ben 21 anni e non mi sono mai trovato ad affrontare un periodo così buio:

Da quando è scattata la pandemia non ho ricevuto alcun tipo di sostegno. Solo quando abbiamo creato un’associazione abbiamo ricevuto un minimo di aiuto. Il calo del lavoro è stato veramente tragico. Ovviamente a causa delle restrizioni, poter festeggiare un battesimo, una comunione o un matrimonio, è diventato impossibile. Purtroppo penso che non riuscirò mai a superare del tutto questa crisi, soprattutto a causa di tutte queste incertezze che aumentano il problema della scarsità del lavoro, che ho dovuto affrontare in questi mesi bui. E proprio con questo problema ho un’aspettativa futura molto negativa, soprattutto per i giovani di oggi,che vedranno morire, qui in Italia, non solo la professione del fotografo ma molte altre ancora.”

-A. S, Fotografo

III.   Dipendente del supermercato

“Lavoro nel settore del  commercio, come cassiera in un supermercato di Avellino.

Nonostante ognuno di noi ha sempre utilizzato le protezioni di sicurezza, la paura e l’ansia è sempre presente tra noi anche perchè lo Stato  non ci  ha mai tutelato.

Noi stiamo costantemente a contatto con i clienti, e certamente non vengono effettuati tamponi o screening prima di entrare.

Nella prima pandemia i clienti erano più preoccupati.

Oggi dobbiamo continuamente dire di rispettare la distanza di sicurezza e di mettere bene la mascherina.

La gente non capirà mai fino a quando non gli succede qualcosa di irreparabile.

La distrazione e  a volte la noncuranza era proprio nelle persone anziane, venivano più volte al giorno anche se era zona rossa. Durante il periodo estivo, quando la gente evitava di indossare la mascherina, per noi non è mai cambiato niente.

Il problema è che le persone, ancora oggi lasciano i guanti monouso nei carrelli, tra gli scaffali o anche sulle casse…

Se l’uomo non cambia o non c’è veramente un controllo ferreo sul nostro comportamento da questa situazione non ne usciremo presto.

Volevo concludere dicendo che il nostro è un lavoro ad alto rischio e che  non veniamo pagati come tali. Non accetto chi ha avuto l’opportunità di stare a casa,e quando hanno ricominciato  a lavorare nonostante lo Stato gli avesse fornito un ambiente di lavoro sicuro hanno continuato a lamentarsi. Ragazzi ritornare a casa e spogliarsi davanti alla porta perchè hai una famiglia che ti aspetta e due genitori anziani con tutte le patologie del covid, credo che sia piuttosto triste.

Non guardate gli altri, salvaguardatevi da soli.”

IV.   Pizzeria d’asporto

“Lavoro nel settore della ristorazione e sono titolare di una pizzeria. Le restrizioni sono state troppe e molto severe, per esempio, il coprifuoco ci ha penalizzato moltissimo in quanto siamo una pizzeria d’asporto.

Tutte sono state le precauzioni che abbiamo preso , partendo dal sanificatore al termo scanner, dalle mascherine alle visiere e ai guanti.

Nel mese di gennaio abbiamo cambiato il forno e siamo passati da quello elettrico a quello a legna e abbiamo avuto tantissime rimanenze che sono state buttate in quanto nel mese di febbraio abbiamo dovuto richiudere nuovamente.

Credo che le misure prese, riguardo la mia attività, potevano essere evitate, perché essendo una pizzeria d’asporto i clienti non entravano all’interno del locale ma attendevano all’esterno.

Per quanto riguarda i profitti c’è stata una differenza notevole: prima della pandemia si preparava la vetrina fino alle dieci e poi si lavorava fuori con i tavoli. Per il futuro sono positiva anche se la vedo un po’ nera perchè le persone comunque hanno paura sia per la pandemia sia per uscire, anche solo per  andare a prendere un caffè. Però penso sempre positivo e spero che ci siano tempi migliori.”

-Mucho sabor da Pilar

V. Ristorante Pizzeria

“Lavoro nel campo della ristorazione. Penso che la distinzione tra colori non doveva essere fatta per regione, ma era più conveniente, per noi ristoratori, che fosse fatta in città e in paesi. Essendo un’attività di ristorazione prevalentemente serale, il coprifuoco ha gravato ulteriormente la nostra riduzione dei profitti. L’asporto è servito a ben poco e le varie disposizioni, con l’aggiunta del coprifuoco, ha messo in difficoltà, oltre che la mia attività, ma anche quella di molti altri ristoratori. Nonostante avessimo effettuato tutte le disposizioni richieste, non è stato possibile  continuare il lavoro. Ritengo che i ristoranti non sono i luoghi di contagio e non mi capacito che noi ci ritroviamo in situazioni difficili, quando la gente si ritrova davanti scuole, bar o qualsiasi altro punto di incontro, senza delle volte rispettare le distanze.

Nell’ambiente familiare le famiglie mangiano tranquillamente senza mascherine, non capisco la differenza se un nucleo familiare mangia al tavolo in un ambiente completamente sanificato. Ritrovandomi nella prima pandemia,  in un momento di apertura, non ho avuto rimanenze ma ho dovuto comunque sostenere i costi d’affitto.

In totale abbiamo registrato un calo del 70/80% dei profitti, pagando il 100% di tutto, mettendoci solamente forza lavoro con il risultato di non avere neanche un minimo di guadagno personale. Gli aiuti dello Stato sono stati minimi e illusori.

Mi auguro di tornare a come eravamo, soprattutto perché per noi italiani, il ristorante è un elemento centrale della nostra vita e che presto possa tornare ad essere quello di un tempo.”

-Il Tempo, Gavitone

VI. Imprenditore

Tuttavia il covid ha risparmiato dei lavoratori. Siamo riusciti ad intervistare un imprenditore che produce materiale elettrico, che nonostante le numerose difficoltà impostategli dal covid, è riuscito a far sopravvivere la sua attività e a renderla più forte.

Ascoltando le parole di molte realtà diverse, potremmo dire che il nostro Paese potrebbe cedere da un momento all’altro,ma nonostante questo,auguriamo a tutte le categorie di lavoratori di alzarsi più forti di prima e che insieme potremmo uscire presto da questo incubo.

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